30.10.08

Paraty

Ebbri di notti carioca, Capitan Mass ed io ci dirigiamo verso Paraty, porto di schiavi e pietre preziose prima che venisse costruito il nuovo cammino che arrivava a Rio e che agevolava di 15 giorni il trasporto. La cittá é oggettivamente bella, ma piú che altro é ben mantenuta; le case hanno 1 o 2 piani al massimo e questo le rende rare in Brasile. Vedendo le vecchie foto di Rio viene da pensare che i destini potevano essere invertiti, qui grattacieli e traffico e lí (a Rio) casette basse, palme e selciato. Ma la geografia troppo spesso decide le sorti dei luoghi, cosí Paraty é rimasta un tranquillo paesino custode di piccoli misteri.
Il primo é che c'é gente che non sa ce ci sia il mare, anche se il mare con l'alta marea entra ed allaga la strade alla stregua di Venezia con l'acqua alta. Perché i portoghesi non abbiano costruito degli argini piú alti per evitare questo scomodo inconveniente ce lo stiamo ancora chiedendo.
Il secondo mistero é legato alle grafie che appaiono in moltissimi edifici e agli angoli delle strade. La "decepcionista" dell'ostello ci dice che sono simboli massonici, qui la presenza di sette era ed é costante, al punto che lei ammette che suo nonno, possessore di una bella fazenda lí vicino, é un affiliato. Tutto ció rende piú intrigante questo tranquillo porticciolo che vive di turismo e assai piú interessante la decepcionista che oltre a essere carina e simpatica é anche di buona famiglia! Comunque noi siamo esploratori del terzo millennio e preferiamo andare alla ricerca di spiagge nascoste a Trinidade (bellissima) o di comunitá nere nei quilombo, peccato solo che il tempo non fosse propizio a godere il mare di queste parti o le cascate che sono ormai una compagnia costante delle nostre escursioni.
Da Paraty che fa rima anche con l'ultimo açai degustato, la mia strada e quella di Massi si dividono, lui in rotta verso nord per l'imminente ritorno in Italia, io a sud alla ricerca di nuove ed emozionanti avventure. Un saluto noparico e la promessa di pianificare insieme il prossimo viaggio.
Il resto nella prossima puntata!

Rio de Janeiro

Quando il padreterno creó il Brasile si era giá fatto le ossa con dinosauri, antichi romani e dame del '500. Nonostante questo, il primo colpo d'occhio su Rio de Janeiro lascia attoniti, abbagliati da tanta maestria.
Mettiamoci che la prima cosa che ho fatto é stato un sacro bagno purificatore nelle acque di Ipanema. Mettiamoci anche che decido di godermi il sole che scende dietro Dois Irmãos dalla pietra dell'Arpoador, spartiacque tra Ipanema e Copacabana, e che non finisco di bearmi nel tramonto che esattamente alle mie spalle comincia a far capolino la Luna piena. Aggiungiamo pure una serie di eventi tra l'incredulo e il paradossale, quali incontri casuali di persone che avevo trovato su websites, fantomatiche apparizioni televisive, amici conosciuti altrove.. e la magia é fatta!
Nessun luogo meglio di questo qui, centro del magnetismo delle sue enormi pietre che sembrano piú cadute dal cielo che emerse dalla terra, puó fungere da catalizzatore di eventi.
Rio é Babilonia, é cittá tropicale, smisurata e baricentrica al tempo stesso, sporca ma sensuale, sorridente e pericolosa. Il Brasile non é Rio, ma Rio é il Brasile.
Tutte le razze e i colori di questo enorme paese finiscono per coincidere qui, negli affollati vicoli di Lapa il venerdí sera o sulle meravigliose spiagge urbane nel fine settimana.
Il Samba é il diabolico collante delle sudate notti carioca, musica che non lascia scampo all'involontario movimento del corpo, danza che trasforma ogni passo in provocazione, ritmo che scorre nelle vene come cachaça provocando lo stesso sordido stordimento.
Le viste mirabili della cittá non sono descrivibili, inutile cercarla su foto o mappe; il brutale contrasto dei monti scuri e granitici con gli edifici costruiti addosso ad essi é la fantasia di un urbanista ebbro; l'allegria ed il sorriso di questa moltitudine danzante rappresentano il vero ed ineguagliabile patrimonio che l'umanitá dovrebbe preoccuparsi di custodire.
Non vale la pena descrivere Rio, mi fermo qui aspettando il momento buono per ritornare.

Rio é stata anche l'occasione per rincontrare Massimo, fratello noparico anche lui nomade per queste terre.
La sorpresa é stata allietata da divertenti vicende che ci hanno introdotto nella vita carioca, oltre a una serie di personaggi usciti da un cartone animato di Matt Groening, per i dettagli leggere l'estratto dal blog di Massimo.

4.10.08

Minas Gerais (Mean-us Jer-ice)

I portoghesi, che notoriamente amano costruire le cittá in luoghi impervi e poco accessibili, quando hanno scoperto l'oro e i diamanti qui a Minas Gerais (lett. Miniere Generali) non ci hanno pensato due volte a edificare le cosiddette cittá coloniali, perle dell'architettura oggi ma avamposti della schiavitú appena un secolo fa, sui pendii piú scoscesi.
Diamantina è una di queste, la piú isolata e recondita.
Situata inizialmente sul versante nord-est di un monte e successivamente ampliatasi verso la valle ed il versante opposto, conserva il centro propriamente detto in stile coloniale, che per quel che ne so io é una versione multicolor della piú austera architettura portoghese, fatta di quella semplicitá discreta ed elegante di cui i lusitani sono maestri. Dove lí é il grigio del granito, qui é il verde, il rosso e il blu del legno verniciato, dove lí é cadenzato Fado qui é ritmico Forró.
Le strade di Diamantina salgono impavide per ladeiras proibitive, la massima pendenza per la massima funzionalitá. Inoltre il pavé, fatto di pietre tagliate di fretta e poste con cattiveria, fa sembrare le strade consolari romane delle piste da bowling.
Gli abitanti sono indistintamente sorridenti e cordiali, ma con una propensione a raggirare il forestiero anche piú sfacciata che in altri posti.
Si pratica un po' ovunque il cosiddetto "pacco retroattivo", cioé contrattare un prezzo con l'acquirente e poi al momento di dare il resto ritrattare, giocare al rialzo, proporre di comprare altri prodotti o semplicemente applicare il prezzo pieno sperando di farla franca. Perfino la ragazza dell'internet point, presunta amica di amico e quindi amica per la legge transitiva della socialitá, giura di scontarmi un'ora e poi ne carica due.. Mi viene in mente la celebre frase di mio padre "ma che c'ho l'anelli ar naso?" (anche questa, come Minas Gerais, affonda le sue radici nella schiavitú africana).
Forse é la nostalgia della prosperitá passata e l'impotenza difronte alle restrizioni delle Belle Arti e dell'UNESCO (ancora lui), anche se a detta della padrona dell'hotel JK, che cita l'istituto geologico, qui sono stati estratti solo un terzo dei diamanti presenti.
Bando alle ciance, la cittá é un gioiello e passeggiare per i dintorni un piacere; le strade di terra rossa, gli animali a zonzo, le case sparpagliate qua e lá e di tanto in tanto rocce grigie e puntute come quelle della Gruta do Salitre, del Caminho dos Escravos o delle varie cachoeiras arricchiscono questo paesaggio verde, rosso e blu.
Venire fino a qui vale la pena, Diamantina é una cittá magica, io ci sono restato una settimana.
Belo Horizonte (Beagá per i locali) é nata a fine '800 per sostituire Ouro Preto come capitale di Minas Gerais. La differenza é evidente.
La cittá nel nucleo centrale originario é un reticolo ortogonale di strade e isolati quadrati che di tanto in tanto trovano delle diagonali, delle vie maestre che aggiungono una piccola verve a uno schema vecchio come il mondo e monotono come una telenovela (non me ne abbiano i brasiliani!). Questi luoghi relativamente nuovi e senza storia hanno il loro punto forte nella commistione di gente, professioni, attivitá. É quello che succede a BH dove ai pianterreni di torri di 20 livelli c'é un mondo che pullula, comunica, compra, vende, mangia, suona, costruisce, cucina..
É il commercio il cuore pulsante di una cittá senza attrattive turistiche. Qui si puó trovare di tutto e a buon mercato se si ha l'accortezza di andare accompagnati da autoctoni.
Marcela mi scarrozza in lungo e in largo per una miriade di locali e negozi, mi indica dove é meglio comprare alcolici, monili, libri, strumenti musicali, fino ad arrivare al commercio falso e di contrabando, sapientemente racchiuso in tre grandi "shopping center" del mariuolo con tanto di polizia a garantire la sicurezza degli acquirenti.
Brasile fantastico e paradossale: protegge le attivitá illegali, impone restrizioni che solo i poliziotti infrangono, ammette danze pseudoerotiche da scomunica immediata e sostanze a metá tra lo spiritico ed il grottesco. La parola della settimana é tesão de vaca.
Per Ouro Preto vale quello detto per Diamantina, con la differenza che questa era un tempo la capitale dello stato di Minas Gerais.
É difficile immaginare una capitale costruita su pendii cosí poco accessibili, a quasi 1200 metri di altitudine e con la difficoltá oggettiva di muoversi rapidamente tra un crinale e l'altro.
Le pendenze sono peggiori che a Diamantina, le case si adagiano tutt'intorno a una valle chiusa da monti ed arrivare qui non doveva essereper niente facile all'epoca.
Ecco perche la decisione di spostarsi a BH costruendola ex-novo con le stesse modalitá con cui sará fatta poi Brasilia. Ecco perché Ouro Preto quasi intatta da piú di un secolo, conservando la bellezza e l'opulenza dei suoi edifici.
Dormo nella pousada S.Francisco de Paula nascosta nella selva sottostante l'omonima chiesa, a 10 min di faticosi saliscendi dalla piazza centrale. Questa una volta era una Republica, ossia una casa gestita dall'universitá federale e condivisa tra piú studenti, con affitto irrisorio e a volte nullo. La mia permanenza ad Ouro Preto non si é protratta sino al fine settimana, che prevede un'enorme festa studentesca appunto nelle Republicas che per l'occasione aprono le loro porte ed offrono alloggio agli ex studenti dell'universitá, di qualsiasi etá essi siano.
Per vedere veramente qualcosa di differente entrate nella chiesa Matriz del Pilar, ampliamente adornata dell'oro che giaceva un tempo nella miniera su cui é stata costruita (una volta le chiese si costruivano sui luoghi sacri..) ed osservate la struttura dei pilastri che si aprono verso l'esterno a creare l'effetto prospettico di un teatro. Tralasciate di entrare nella chiesa di S.Antonio che al di lá del prezzo che si paga non merita tanta attenzione: il leggendario Alejaidinho, una specie di Bernini sudamericano ma con la punizione della sifilide e di una vita appunto in stile sudamericano, si puó apprezzare dall'esterno.
Di lí il mio viaggio prosegue per São João del Rei, che poveraccio non essendo costruito sui monti é stato in gran parte distrutto dall'evoluzione e dall'industrializzazione.
Invece Tiradentes é una perla pregiata, accessibile solo tramite mezz'ora di ônibus su strade reali portoghesi o con un treno a vapore. Qui il turismo é arrivato e ci é rimasto, ma a parte i negozietti di artigianato che si trovano ovunque da Bruges a Vieste, qui se si ha l'accortezza di visitare prima la chiesa principale e l'area intorno ad essa si entra in un altro mondo, fatto di spazio, silenzio, austeritá religiosa, fonti nascoste e tratturi quasi fiabeschi che si trovano dietro le strade principali. Il paese é adagiato letteralmente su un lieve pendio che rende le camminate piú appaganti, le strade sono insensatamente ampie e lasciano godere della vista delle colline vicine, bambini e cavalli le popolano con uguale senso civico.
Una falesia enorme e magnetica fa da sfondo ai tetti tutti perfetti nella loro similitudine e un colle solo, il tipico montarozzo come si chiamerebbe a Roma, ospita un'altra chiesa da dove la vista sulle case é a 360 gradi.
I prezzi sono ovviamente a livello di metropoli, ma il posto non ha venduto l'anima al commercio.

1.10.08

Brasilia (Bra-see-leah)

La capitale degli stati uniti del Brasile, dell'impero del Samba, delle mulatte e di Ronaldo é una cittá creata negli anni '50 con l'unica funzione di amministrare un paese enorme e diverso, monolingua ma multiculturale. A pensarci le analogie con l'impero romano sono piú di una: libertá di culto con prevalenza cristiana cattolica, molteplici razze che parlano ufficialmente la stessa lingua, territorio da sfruttare quanto ne vuoi, razzismo che equivale a miseria, quindi in chiave sociale. Anche perché tra bianchi, neri, indios, tedeschi, italiani, giapponesi etc. é ben difficile fare una differenza, la razza pura non esiste. Che hanno fatto i furbi uomini di potere? Si sono aggrappati a una profezia di Don Bosco per fondare una cittá proprio qui, nel mezzo del nulla, per sottrarre alle cittá di costa il predominio politico e per ripulire l'immagine del Brasile dalle differenze sociali e dalla delinquenza.
Il mio contatto qui é una ragazza che si chiama Lucilene, brasiliana si São Paulo ma con alle spalle 7 anni di vita in Europa, nientemeno che in Svizzera. Mi riceve con educazione ed entusiasmo, mi dá una saponetta per evitare che sporchi couchsurfers come me utilizzino la sua, é tranquilla e affabile, lo stereotipo dell'ospite perfetto. Mi sento subito a casa.
Ho ricorso alla web in questo caso per 2 motivi: é sempre buono conoscere i locali, inoltre Brasilia ha la peculiaritá di essere stata pensata per compartimenti stagni: qui gli edifici di governo, lí gli alberghi, di lá i ristoranti, piú giú le case.
In pianta ha la forma di un enorme aeroplano generato da 2 assi viari che si intersecano nella stazione degli autobus, sull'asse est-ovest (plano piloto) gli edifici di rappresentanza, su quello nord-sud (asas) la gente che ci vive. Per questo mi dicono che le pensioni sono un problema, perché non possono stare nella zona alberghi per ovvi motivi di dignitá, ma nemmeno nelle aree delle case, il piano lo impedisce. Si ipotizzava di andare a bussare alle porte delle case sospette chiedendo della sig.ra Pousada, magari qualcuno ci avrebbe accolto.
A parte questo la cittá arrivando dalla stazione dei treni sembra quella parte dell'Eur di Roma celata dai musei, dietro al Pigorini per esempio, con grandi viali semideserti e parcelle inedificate che aspettano solo i contributi statali per continuare a seguire il progetto di Niemayer in una urbanizzazione infantile e obsoleta, tutto in nome del suo ruolo e del suo status. Brasilia infatti é l'unica cittá del XX secolo ad essere inclusa nella lista di patrimonio dell'umanitá dall'UNESCO (insieme al culo delle brasiliane, di cui ho personalmente proposto la candidatura).
Il secondo giorno nientemeno che l'ambasciatrice CS di Brasilia, Ana, mi scarrozza per la cittá in macchina, gran lusso qui che i quartieri non esistono, ci sono solo delle quadras enormi, ciascuna delle quali é formata da diversi edifici con delle strade di pertinenza ed é separata dalla quadra successiva da strade piú grandi che chiamano comercial. É evidente che per un brasiliense il concetto di centro storico, di lattaio o di sampietrino assume un significato assolutamente fiabesco.
Le notti sono trascorse in locali di samba, giocando a biliardo (tutti bravissimi da queste parti) o semplicemente bevendo decine di birre e spendendo tutti i soldi che ho potuto risparmiare come free-host. Fantastico, non chiedevo di meglio. http://www.couchsurfing.com/
Alla fine questo posto ha un'aria familiare, un enorme Villaggio Olimpico di Roma; é forse l'unico esempió di cittá contemporanea funzionante, avendo una macchina sarebbe piacevole e per nulla straniante vivere qua, oltretutto la gente ha portato dai suoi luoghi d'origine quella gentilezza e quella disponibilitá che ritrovo sempre piú spesso in questo Brasile dai mille volti.