Tornato a Roma dopo le campagne brasiliensi, senza nemmeno un arco da attraversare che gli consenta di celebrare da vincitore il ritorno in patria dopo aver sconfitto nemici (ladroes, coxinhas, balas perdidas) ed avversità (piriguetes, colera e mosche tze-tze), il divus Fabritius si riversa nell'attività del coltivo degli horti Saviniani nella dimora di famiglia.
Successivamente si reca in Sabina per i canonici riti pasquali, sapendo che il breve riposo sarà di preparazione al viaggio in Gallia Cispadana già programmato.
A Florentia per una breve sosta lascia riposare i cavalli e ne approfitta per rivedere il vecchio commilitone della guerra germanica, l'asceta filo-orientale Iohannes Mistus.
A Mediolanum viene accolto nel castrum del fraterno amico Eric Sciumbatax, da dove osserva con preoccupazione la crisi dell'impero e l'avvenire incerto dei principii su cui è stato fondato.
Attraversando la landa prealpina incotra a Venetia il suo fratello di sangue Maximus Petriboni, anche lui reduce dall'annus sambaticus, con cui intraprende delle scorribande notturne per la città lagunare fino a Patavium dove, ospiti del console Paulus Robatia, si pianifica e ci si arma per il bellum Abrutii.
Dopo un rapido passaggio per Urvinum e Ariminum per rifocillarsi e godere dell'ospitalità delle regine Cinthya e Iohanna i divi fanno rotta verso il confine tra Vestini e Sabini, dove pare che si sia aperta una faglia improvvisamente trasformatasi in tremore distruttivo.
Concilio fissato per il giorno 5 maggio nell'accampamento di Pianola.
4.5.09
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