10.1.09

Natal e Pantanal

Sfumata l'ipotesi di fare un giro a Ciudad del Este (da manicomio la gestione della stazione degli autobus di Puerto Iguazú, in Argentina hanno un serio problema a riguardo) mi rimetto in viaggio dopo aver visitato la centrale elettrica di Itaipú, lá maggiore del mondo per energia prodotta, anche dopo che sará pronta quella cinese sul Fiume Giallo (incredibile lo sforzo costruttivo e il colpo d'occhio sull grandissima diga).
Rapidamente cammino su Curitiba alla stregua di una legione romana, passando di volata per Paranaguá (la Ilha do Mel é sotto le nuvole anche questa volta e non vale la pena perdere giorni per trovare altra pioggia) e non ho neanche il tempo di constatare che a Curitiba fa 10 gradi meno di 2 mesi fa quando ipoteticamente era inverno, che sono gia a São Paulo.
Mi accoglie Alberto, Bebeto per gli amici, che in qualitá di ambasciatore di Couchsurfing per la capitale paulista si preoccupa di mantenermi sempre in attivitá e devo dire che da questo momento spengo il cervello e lascio pensare lui. A casa sua incontro con piacere Kaushal, un ragazzo indiano giá conosciuto a ottobre, e Andrea, tedesca di Monchenglatbach. Il mio programma di Natale a Ubatuba viene quindi infranto dalla proposta di andare nel Pantanal, luogo unico e reso magico ai miei occhi dalla ritrasmissione di una vecchia telenovela omonima dai dialoghi a dir poco pittoreschi.
E sia quindi. Si parte a ritmo paulista alla volta di Campo Grande, dove dopo 11 ore di macchina ci accoglie la famiglia di Bebeto (magnifica casa con patio sul retro, sauna e piscina) alle prese con una festa di bambini.
Il giorno seguente il cenone di Natale si svolge con una famiglia parecchio allargata. Ad un certo punto la serata prende una piega poco abituale: dopo lo scambio di doni con dedica da parte di ogni partecipante si scatenano le danze, il Natale perde la sua aura di sacralitá e discrezione per trasformarsi in una ulteriore festa tropicale. Penso ai miei in montagna con un freddo porco e senza il beneficio spirituale della messa di mezzanotte, che per 30 anni ho tentato invano di schivare e che quest'anno non celebrano perché il prete si é infortunato.
Il 25 si parte per il Pantanal, inizia l'avventura.
Questo é un posto particolare, unico in Sudamerica. La cosa che impressiona da subito é che fa "nu calore 'e pazzi" a che quindi si puó andare a zonzo solo la mattina presto e il pomeriggio tardi.
Ma anche cosí é sufficiente: alligatori, aironi, tarantole, tucani, aquile, scimmie, armadilli, capivara, pecari e ogni classe di insetti sono i nostri compagni giornalieri di escursione. Inoltre ci siamo immedesimati agli amerindi dormendo in amache, mangiando il cibo autoprodotto e ottimamente cucinato da dona Regina e partecipando alla loro quotidianitá. La nostra guida, Levy, é un indio nato in una tribú a 14 giorni di barca dal centro abitato piú vicino, mai abituato alla cittá (cioé a un paese di 4000 anime) e completamente a suo agio nella giungla. Gira scalzo senza fare il minimo rumore, riesce a vedere un ragno su un albero di notte dalla jeep, distingue il maschio dalla femmina del macaco quando a me sembravano noci di cocco, ecc. Dietro di lui un plotone militare, un'armata Brancaleone che spaventa ogni creatura, gente di cittá che nella selva non sopravviverebbe piú di un paio di giorni.
C'é da dire che non era il periodo migliore per godere del luogo, perché la lunga siccitá degli ultimi mesi (mentre il resto del Brasile era sotto l'acqua) ha tolto quel colpo d'occhio di palude o grande pantano tropicale che lo rende famoso. L'esperienza é stata comunque ottima e anche un pretesto per riposarsi un po' prima dei fasti del capodanno carioca, nonché un'occasione per stare con degli amici e allontanarsi dalla solitudine che il viaggiare da soli comporta.

1 commento:

Massimo Pietrobon ha detto...

GRANDE FABRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII

SEI IL MIO MITO!!!
CONTINUA PER SEMPREEEEEEEEE