29.8.08

Salvador

La cittá e l'impatto con la realtá brasiliana meritano un appunto.
La prima notte sono stato come in famiglia, una casetta davanti la spiaggia di Itapuã, due genitori non miei che mi hanno ospitato, altri due che si sono aggiunti per un pranzo tipico baiano, un cafezinho e quel sarcasmo surreale che altre volte ho scoperto nei brasiliani e nelle loro vicende quotidiane.
Il primo giorno é una istantanea rapida e mossa del Brasile e di Bahia in particolare.
É domenica e la cittá si trastulla, nel pomeriggio la spiaggia di Ribeira é popolata di gente e di cromatismi bizarri, brancos, prêtos, mulatos, cafusos, mamelucos. Ad ogni mescolanza il suo nome, ad ogni pietanza il suo colore: gialla la farofa, bianco il riso, rossi e verdi gli ortaggi, azzurro il pesce, marrone la carne cotta alla griglia.
Le persone camminano piú volentieri per strada che sul marciapiede, forse per tenersi distanti da aggressioni varie che si dice ultimamente siano in aumento. Ovunque sembra di essere a metá strada tra un mercato popolare e un basso di Napoli.
Gli autobus godono di una fantasiosa politica di liberalizzazione delle linee urbane, che sono gestite da proprietá concorrenti tra loro, per cui ogni autista ci tiene personalmente a caricare quanti piú passeggeri possibile, con il risultato che sui lunghi rettilinei a tre corsie si fa a gara per chi arriva prima alla fermata a colpi si clacson e sorpassi da brivido, volando sull'asfalto pessimo che ad ogni buca restituisce un sobbalzo uguale e contrario, come se il principio di Archimede si potesse applicare indistintamente anche sui corpi solidi. Ma questo i brasiliani lo ignorano, nuovo mondo e nuove leggi fisiche.
La sera sono invitato a un churrasco a Barra, quartiere giovane e alla moda. La casa é di un ragazzo inglese che vive qui facendo non so bene cosa, ma comunque intuisco che ne vale la pena: 2 piani di un edificio davanti al mare guardando verso il Forte, una scala a chiocciola che li collega e che porta fino a su in terrazza, dove il nostro ha sistemato una griglia, un lavello chic e una vasca rotonda con idromassaggio che detiene il record di 9 bagnanti contemporaneamente. Senza parole.
Penso ancora ai negretti che camminano scalzi per strada e ai balordi che occhieggiano dagli angoli dei palazzi, uscire da qui é rientrare nella giungla mi dicono, si patteggia un prezzo con il tassista che vola letteralmente sulla cittá con punte da autostrada, ritorno al Icbie con un frullato di sensazioni nella testa e un'altro nello stomaco, ma va bene cosí. In fondo é solo il primo giorno.

The city itself needs a reference.
The first day is a fast snapshot of Brazil and Bahia in particular.
It's sunday and the city lays on the sunset heat down the Ribeira beach, which is full of chromatisms, brancos, prêtos, mulatos, cafusos, mamelucos. Every human mix ha got its name, every food its colour: yellow the farofa, white the rice, red and green the vegetables, blue the fish and brown the meat grilled in the barbecue.
The streets are an open air market, people uses to walk in the car lines probably to avoid criminal attacks who seem to be frequent here.
City buses are managed by private companies which have a liberal market politic, so you can see them rushing all over the city in a kind of local Grand Prix for who can get more passengers, jumping on the holes and overtaking terribly fast.
At night I'm invited at a churrasco in a house of an english guy just in front of Porto da Barra, beautyful landscape of the bay from his terrace, perfectly equiped with barbecue, sink, bathroom and a jacuzzi where could fit up to 9 people (that was he record). Wow.
Suddenly I think about the little black kids asking for money or the scary faces who look at foreigners from dark corners, to get out of here means to go back to the jungle, my taxi flies on the city as it was in the highway, I go back home with a mix of feelings in my head and a mix of food in my stomach, but it's ok like this. It's just the first day.

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