Veloce (ma non troppo, secondo rinomati standard brasiliani) escursione per un paio di isolette a sud di Salvador, regno incontrastato di palme, mare cristallino e stelle del cielo australe.
Morro di São Paulo é un luogo giá scoperto purtroppo dal turismo mordi e fuggi, io ho avuto la fortuna di conoscere degli autoctoni e quindi di apprezzare la vita semplice e normale del posto, ma anche la "sfortuna" di arrivare nel fine settimana della santa patrona, quindi alla solita festa in spiaggia del giovedí e alla festa del locale piú conosciuto il venerdí si sono aggiunti un sabato di danze e una domenica ludico-religiosa che coincideva anche con l'indipendenza del Brasile.
Non ho retto, dopo le prime due notti di baldoria il sabato mi sono alzato, ho fatto la valigia e sono andato direttamente al porto senza neanche passare a salutare gli amici, disgraziato che sono.
Via per Boipeba, negli occhi ancora le immagini dei palmeti o coquerais che sono il simbolo di queste spiagge e anche la copertina della vacanza-sogno che ci vendono nel vecchio mondo.
Boipeba é tutto il contrario. Di turismo neanche un po', se si esclude il sottoscritto e un altro sprovveduto italiano che ha diviso il viaggio in barca con me e che poi si é incamminato ignaro verso una localitá che in seguito avrei scoperto lontanissima.
Un porticciolo di barche di legno vecchie e con la vernice scrostata dal tempo, nella piú tipica noncuranza afro-baiana, situato sulla foce di un tranquillo canale marino chiamato immeritatamente rio Inferno, giusto dove questo sbocca nell'oceano, ma attenzione: da queste parti il mare ha una generosa barriera corallina che lo rende sempre placido ed atto ad essere fotografato per i depliant turistici di cui sopra.
Insomma Boipeba é un incanto: strade di sabbia, piazze di sabbia, spiagge ovviamente di sabbia bianca e finissima, quel po' di vento che non la solleva ma che basta a non avere caldo e a fare tanto "tropico"; tutt'intorno un girotondo di isolani che lavorano solo per l'autosostentamento o quasi, se si esclude qualche pousada, e di negretti che giocano nudi e scalzi tutto il tempo.
Qui le stagioni si confondono ed assumono un significato soggettivo: tutti vestono esclusivamente bermuda e canottiera (il giallo é il colore piú in voga, per contrasto con la pelle scura) e l'inverno e l'estate si riconoscono dal fatto che la gente si lamenta del freddo o del caldo. Guai a indossare una felpa.
Il secondo giorno escursione a Moreré, posto incredibile e ancor di piú fuori dal mondo.
Dopo un'ora e mezza di camminata per spiagge e sentieri (o all'interno per strade di sabbia) si arriva in questa baia con un campo da calcio che ruba la terra alla marea, una ventina di case in totale, solo il rumore del mare e le grida dei bambini che giocano.
Gli abitanti offrono ottimo cibo a buon prezzo: dal pesce appena pescato, alla carne delle galline libere per i giardini, alla frutta incredibile per qualitá e quantitá, tutto viene prodotto, digerito e restituito alla natura che ringrazia e restituisce il favore. Beati loro! (Ma come fanno a non desiderare neanche per un attimo un sano ingorgo stradale o una fila alla posta?)
Se volete staccare da tutto, fuggire dalla civiltá urbana traditrice e menzoniera e dimenticare perfino come vi chiamate questo é un posto che si presta benissimo, una lezione sul minimalismo dell'esistenza umana, sembra quasi che il mondo possa finire qui.
Forse é per questo che il ritorno al suddetto mondo é durato un viaggio di 8 ore cambiando 5 mezzi di trasporto, di cui uno rotto saltando sulla solita buca infame e un altro che raddoppiava quasi la capienza stabilita dal costruttore.
Quante persone credete che possano entrare in un van adibito a trasporto pubblico? Deppiú..
Morro de São Paulo is a place that the fast-food tourism already discovered years ago, and even if I was lucky to know some very nice locals my journey coincided with a 4 days parties that was enough to let me go away from all the day shopping walks and the night drunkin' dances. Anyway escaping a little from the first 3 beaches I could find some very beautyful, silent and peaceful shores full of coqueirais and with that blue water that is proper of a tropical holyday as we're educated to dream.
Boipeba is the opposite. Only me and another unconscious tourist who had to reach the other side of the island, as I discovered later. A little port, some wooden boats with the painting almost peeled off by the lack of care that is a kind of topic in this area, settled where the pacific Inferno river falls into the Atlentic Ocean, all around the reef transforms every bad looking wave in a peaceful movement of the water, just like in the catalogues of the travel agencies. But Boipeba is really like this: sandy streets, sandy squares, sandy beaches of course, a few wind just to make everything so "tropical", all around a community of islanders wo don't care too much about you and work for survive basically. Everybody is in shorts and t-shirt all the time, summer and winter have a few difference.
The second day I went to Moreré, a place even more incredible. Few little houses, a football field stolen to the tide, children playing, locals selling excellent food: fresh fish, chicken meat, very good fruits, everything is produced and recicled naturally.
If you want to run away from your day by day, escape from the urban stress and forget even your name I recommend to come here, it is really the end of the world.
Maybe for this reason to come back to that world it took 8 hours of travel changing 5 transports, one broken on the typical hole on the road..
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