19.11.08

Porto Alegre

Il tipo del Hotel Palacio mi riceve cordialmente, mi elenca le tariffe e mi accompagna a vedere la stanza. Arriviamo all'ultimo piano, soffitti bassi, la stanza che ha una strana forma ad L ed é piuttosto stretta. Riporto fedelmente la descrizione della mia guida: " le spaziose camere nel verde istituzionale sembrano dormitori (...)".
Penso che il tipo abbia visto in me il backpacker di turno e non un potenziale scrittore di guide di viaggio, quindi é piú che legittima la scelta della sistemazione piú sfigata.
Mi accorgo subito che il fastidioso volume che trasforma la mia camera in un loculo é il vano ascensore con motore e pulegge e che il bagno a me designato ha il soffitto ad altezza testa e la doccia di conseguenza molto piú in basso. Il simpatico spilungone ha esagerato, scendo e chiedo se l'ascensore funziona fino a tardi perché sembra si stare sdraiato dentro un tram. Mi viene assicurato che alle 10 di sera finisce tutto il movimento e il rumore di conseguenza. Bene.

Sono tornato a Porto Alegre dopo un rapido passaggio per Gramado e Canela, due paesini bavaresi nel mezzo delle montagne del Rio Grande do Sul. Le case, le facce paonazze degli abitanti ed il loro accento gutturale da altoatesini sono un tocco germanico insospettabile nel paesaggio brasiliano, un wilkommen alle terre colonizzate dai nostri antenati.
Porto Alegre invece non ha tanto l'aspetto di una cittá curata, almeno nel centro. Il vecchio porto é semidismesso ma ma continua a celarsi dietro un lunghissimo muro che impedisce alla cittá di arrivare all'acqua, non che ci si possa fare il bagno ma almeno vederla..
Molto meglio verso sud, dal gazometro in poi si puó passeggiare sulla riva del fiume godersi il tramonto, evitando accuratamente i raduni di giovani adolescenti amanti di musica a tutto volume e auto truccate.
In centro purtroppo la povertá si avverte e si divide tra chi chiede l'elemosina e chi fa la raccolta differenziata per conto dei cittadini pigri, trasportando enormi quantitá di carta e plastica su antidiluviani calessi in legno e provocando una sensazione di sporcizia e abbandono maggiore di quella che si vuole evitare.
Per fortuna Simone ha indovinato sempre i posti migliori e assecondato la mia lista di attivitá, anche quando ci toccava litigare con il posteggiatore abusivo di turno per futili questioni di tariffe (incredibilmente familiare questo pezzo di cittá dove i pochissimi parcheggi sono preda di perdigiorno che fanno il prezzo sul valore dell'auto, quindi per una macchina importata si arriva a pagare tranquillamente come per un menú combo del McDonald's).

Torno in hotel tardi per evitare di essere disturbato dal viavai notturno, ma la mattina seguente alle 6 vengo svegliato dall'ascensore che accompagna la gente al lavoro e il mio sonno al diavolo.
Protesto vivacemente con il sostituto del titolare e minaccio tagli al prezzo stabilito.
Poco prima di andare via incrocio l'astuto recepcionista che mi sconta una miseria per il mio disturbo ma da senso al mio reclamo, la coscienza resta tranquilla. Poi per scherno intavola una discussione di 45 minuti sulla politica italiana ed internazionale, elenca una decina dei 265 papi succedutisi fino ad oggi citando ordini religiosi, templari, Paolo Berlusconi, logge massoniche, Pipino il breve, Napoleone, Alessandro VI e Leone X, le conseguenze dell'elezione di Woityla sula guerra fredda, le 12 placche tettoniche che rendono antisismico il Brasile, i pascoli e le coltivazioni di soja..
Senza parole, mi incammino verso l'autobus per l'Uruguay, Simone decide di venirmi a salutare portandomi una caipirinha fatta in casa che viene consumata in un vai com deus.

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