19.1.09

Belem

Mi preparo per l'ultima parte del mio viaggio alleggerendo lo zaino di libri e vestiti superflui e partendo in direzione Pará.
Purtoppo causa ferie estive gli autobus Rio-Belem che si smazzano 52 ore no-stop sono tutti pieni, a dimostrazione della capacitá di resistenza e di sopportazione di questo popolo.
Smezzo la traversata in 2 tronconi e dopo 27 ore sono a Salvador, giusto per riprendere un po' di colore al sole della Bahia e immergermi di nuovo nell'odore dell'olio di dendê che riempie tutte le strade della cittá. Qui é estate e si sente, il mare ha un altro colore rispetto a settembre.
Altre 36 ore di autobus, stavolta in condizioni davvero pessime tanto da richiedere l'ennesimo foglio di reclamo alla compagnia di trasporto, e alle 7.00 di mattina appaio come uno spirito a Belem, porto di tutte mercanzie che passano sul rio delle Amazzoni.
Senza neanche pensarci vado al mercato Ver-o-Peso e strabilio per la fantastica varietá di ortaggi, frutta e pesce totalmente sconosciuta a me come a buona parte dei brasiliani. Sono i prodotti dell'Amazzonia, l'autentico cibo brasiliano: açai con tapioca, tacacá no tucupí, bacurí, muricí, cupuaçú, graviola, tamatá, macaxeira..
Mi beo estasiato, assaggio quante piú specialitá possibili e apprezzo gli scorci di questa cittá fluviale, le grandi imbarcazioni tipo i battelli del Mississippi (quelli col piano bar, le dame e i giocatori di poker), il forte, i meravigliosi palazzi dell'epoca del caucciú, le piazze con le chiese coloniali, alcune costruite da un architetto italiano mandato direttamente dalla Chiesa nel XVII secolo e anche la pioggia che si presenta puntuale a mezzogiorno e in un'oretta lava la cittá, rinfresca dal caldo afoso e dona ai cittadini buone quantitá di manghi che quando non cadono in terra crepano i vetri delle macchine.
Non che qui ci siano i veri amerindi, se ne vedono ovunque su tutta la costa del Brasile, ma in compenso l'ambiente é parte della cultura amazzonica ed é una bella scoperta.
Cittá vera, sporca e affollata nel porto e nel mercato, pericolosa a quanto mi dicono (qualsiasi brasiliano vi dirá che le cittá sono pericolose, ormai non ci faccio piú caso) mi ha lasciato la voglia di conoscere la selva.
Sono stato ospite a casa di Erica dove ho ricevuto un trattamento fantastico. La sua famiglia mi ha nutrito e si é preoccupata di indicarmi dove andare e cosa fare, mi ha ospitato nella casa di Mosqueiro, un'isoletta poco a nord, dove ho fatto il bagno nel fiume Pará (ma non ci sono i piranha) e mi sono ricaricato le pile pronto per ripartire, stavolta in direzione Maranhão.

Nessun commento: