I portoghesi, che notoriamente amano costruire le cittá in luoghi impervi e poco accessibili, quando hanno scoperto l'oro e i diamanti qui a Minas Gerais (lett. Miniere Generali) non ci hanno pensato due volte a edificare le cosiddette cittá coloniali, perle dell'architettura oggi ma avamposti della schiavitú appena un secolo fa, sui pendii piú scoscesi.
Diamantina è una di queste, la piú isolata e recondita.
Situata inizialmente sul versante nord-est di un monte e successivamente ampliatasi verso la valle ed il versante opposto, conserva il centro propriamente detto in stile coloniale, che per quel che ne so io é una versione multicolor della piú austera architettura portoghese, fatta di quella semplicitá discreta ed elegante di cui i lusitani sono maestri. Dove lí é il grigio del granito, qui é il verde, il rosso e il blu del legno verniciato, dove lí é cadenzato Fado qui é ritmico Forró.
Le strade di Diamantina salgono impavide per ladeiras proibitive, la massima pendenza per la massima funzionalitá. Inoltre il pavé, fatto di pietre tagliate di fretta e poste con cattiveria, fa sembrare le strade consolari romane delle piste da bowling.
Gli abitanti sono indistintamente sorridenti e cordiali, ma con una propensione a raggirare il forestiero anche piú sfacciata che in altri posti.
Si pratica un po' ovunque il cosiddetto "pacco retroattivo", cioé contrattare un prezzo con l'acquirente e poi al momento di dare il resto ritrattare, giocare al rialzo, proporre di comprare altri prodotti o semplicemente applicare il prezzo pieno sperando di farla franca. Perfino la ragazza dell'internet point, presunta amica di amico e quindi amica per la legge transitiva della socialitá, giura di scontarmi un'ora e poi ne carica due.. Mi viene in mente la celebre frase di mio padre "ma che c'ho l'anelli ar naso?" (anche questa, come Minas Gerais, affonda le sue radici nella schiavitú africana).
Forse é la nostalgia della prosperitá passata e l'impotenza difronte alle restrizioni delle Belle Arti e dell'UNESCO (ancora lui), anche se a detta della padrona dell'hotel JK, che cita l'istituto geologico, qui sono stati estratti solo un terzo dei diamanti presenti.
Bando alle ciance, la cittá é un gioiello e passeggiare per i dintorni un piacere; le strade di terra rossa, gli animali a zonzo, le case sparpagliate qua e lá e di tanto in tanto rocce grigie e puntute come quelle della Gruta do Salitre, del Caminho dos Escravos o delle varie cachoeiras arricchiscono questo paesaggio verde, rosso e blu.
Venire fino a qui vale la pena, Diamantina é una cittá magica, io ci sono restato una settimana.
Belo Horizonte (Beagá per i locali) é nata a fine '800 per sostituire Ouro Preto come capitale di Minas Gerais. La differenza é evidente.
La cittá nel nucleo centrale originario é un reticolo ortogonale di strade e isolati quadrati che di tanto in tanto trovano delle diagonali, delle vie maestre che aggiungono una piccola verve a uno schema vecchio come il mondo e monotono come una telenovela (non me ne abbiano i brasiliani!). Questi luoghi relativamente nuovi e senza storia hanno il loro punto forte nella commistione di gente, professioni, attivitá. É quello che succede a BH dove ai pianterreni di torri di 20 livelli c'é un mondo che pullula, comunica, compra, vende, mangia, suona, costruisce, cucina..
É il commercio il cuore pulsante di una cittá senza attrattive turistiche. Qui si puó trovare di tutto e a buon mercato se si ha l'accortezza di andare accompagnati da autoctoni.
Marcela mi scarrozza in lungo e in largo per una miriade di locali e negozi, mi indica dove é meglio comprare alcolici, monili, libri, strumenti musicali, fino ad arrivare al commercio falso e di contrabando, sapientemente racchiuso in tre grandi "shopping center" del mariuolo con tanto di polizia a garantire la sicurezza degli acquirenti.
Brasile fantastico e paradossale: protegge le attivitá illegali, impone restrizioni che solo i poliziotti infrangono, ammette danze pseudoerotiche da scomunica immediata e sostanze a metá tra lo spiritico ed il grottesco. La parola della settimana é tesão de vaca.
Per Ouro Preto vale quello detto per Diamantina, con la differenza che questa era un tempo la capitale dello stato di Minas Gerais.
É difficile immaginare una capitale costruita su pendii cosí poco accessibili, a quasi 1200 metri di altitudine e con la difficoltá oggettiva di muoversi rapidamente tra un crinale e l'altro.
Le pendenze sono peggiori che a Diamantina, le case si adagiano tutt'intorno a una valle chiusa da monti ed arrivare qui non doveva essereper niente facile all'epoca.
Ecco perche la decisione di spostarsi a BH costruendola ex-novo con le stesse modalitá con cui sará fatta poi Brasilia. Ecco perché Ouro Preto quasi intatta da piú di un secolo, conservando la bellezza e l'opulenza dei suoi edifici.
Dormo nella pousada S.Francisco de Paula nascosta nella selva sottostante l'omonima chiesa, a 10 min di faticosi saliscendi dalla piazza centrale. Questa una volta era una Republica, ossia una casa gestita dall'universitá federale e condivisa tra piú studenti, con affitto irrisorio e a volte nullo. La mia permanenza ad Ouro Preto non si é protratta sino al fine settimana, che prevede un'enorme festa studentesca appunto nelle Republicas che per l'occasione aprono le loro porte ed offrono alloggio agli ex studenti dell'universitá, di qualsiasi etá essi siano.
Per vedere veramente qualcosa di differente entrate nella chiesa Matriz del Pilar, ampliamente adornata dell'oro che giaceva un tempo nella miniera su cui é stata costruita (una volta le chiese si costruivano sui luoghi sacri..) ed osservate la struttura dei pilastri che si aprono verso l'esterno a creare l'effetto prospettico di un teatro. Tralasciate di entrare nella chiesa di S.Antonio che al di lá del prezzo che si paga non merita tanta attenzione: il leggendario Alejaidinho, una specie di Bernini sudamericano ma con la punizione della sifilide e di una vita appunto in stile sudamericano, si puó apprezzare dall'esterno.
Di lí il mio viaggio prosegue per São João del Rei, che poveraccio non essendo costruito sui monti é stato in gran parte distrutto dall'evoluzione e dall'industrializzazione.
Invece Tiradentes é una perla pregiata, accessibile solo tramite mezz'ora di ônibus su strade reali portoghesi o con un treno a vapore. Qui il turismo é arrivato e ci é rimasto, ma a parte i negozietti di artigianato che si trovano ovunque da Bruges a Vieste, qui se si ha l'accortezza di visitare prima la chiesa principale e l'area intorno ad essa si entra in un altro mondo, fatto di spazio, silenzio, austeritá religiosa, fonti nascoste e tratturi quasi fiabeschi che si trovano dietro le strade principali. Il paese é adagiato letteralmente su un lieve pendio che rende le camminate piú appaganti, le strade sono insensatamente ampie e lasciano godere della vista delle colline vicine, bambini e cavalli le popolano con uguale senso civico.
Una falesia enorme e magnetica fa da sfondo ai tetti tutti perfetti nella loro similitudine e un colle solo, il tipico montarozzo come si chiamerebbe a Roma, ospita un'altra chiesa da dove la vista sulle case é a 360 gradi.
I prezzi sono ovviamente a livello di metropoli, ma il posto non ha venduto l'anima al commercio.
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2 commenti:
Jooo... intento duramente entender todo pero veo que mi italiano es más macarrónico de lo que pensaba... lo importante es que veo que estas pasando fenomenal en terra brasilis. oye!! cuando has pasado fome en mi casa???? :) saudade!!
Nena encuentro dificultades en traducir todo en Inglés, ho sento molt.
Vamos tendras un jetag en la traduccion, ten fé!
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